VOLERSI BENE, MANGIARE BENE

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Eduardo Ferrante, il proprietario del ristorante Orto gia' salsamentario, ha scelto di non mangiare animali. Questa decisione lo ha spinto a diffondere la filosofia del veganismo durante i suoi viaggi. Adesso e' lui a proporre il viaggio nel mondo salutista nel suo locale. Qui sono tutti benvenuti, sia vegani che non.


Da dove e' cominciata la tua passione per la cucina vegana?

Questa passione arriva da una scelta etica che ho fatto quando ero ragazzo. Ho iniziato ad avere il rispetto per gli animali, per la terra, e allora ho deciso di nutrirmi solo dei prodotti vegetali. Ho fatto dei corsi di cucina pero' non volevo cucinare carne, pesce o derivati. Ho studiato a Milano e poi sono andato anche all’estero: New York, California… Ho studiato il crudismo, e' tutta un’altra filosofia, e' l’evoluzione della cultura alimentare. Infatti, non mi occupo solo della cucina vegan perche' “vegan” non vuol dire salute. Qualcuno puo' mangiare le cose fritte, cose che fanno male. Sara' vegan pero' io parto dal presupposto che sono un animale. Quindi mi devo volere bene. Volermi bene vuol dire mangiare bene. Non c’e' un gorilla o un altro animale che si vuole male e mangia cose cattive, cerca sempre il meglio. E noi dobbiamo fare lo stesso. Questo ristorante e' cosi'. Qui non ci sono zuccheri raffinati, prodotti chimici, industriali. Io uso i prodotti che esistono in natura, non voglio forzare la terra.

Com’e' nata l’idea di aprire un ristorante?

Quando ho iniziato a fare la vita da vegan ho creato un blog che si chiama vivirvegan.it. E tramite questo blog ho viaggiato tanto e poi ho fatto un libro “Vegan Street food”. Questo mi ha dato molta visibilita'. E dopo ho deciso di non essere piu' sulla strada ma aprire un locale statico, fare in modo che le persone venissero qua. Adesso il mio ristorante ha un anno e mezzo. E’ fatto come un treno che ti da' l’idea di sederti, fare l’esperienza e uscire con qualcosa in piu'. Un viaggio.

Trovi che sia piu' difficile gestire un ristorante vegano che quello tradizionale?

Non credo che sia piu' difficile se dietro c’e' filosofia e cura del cibo. La parola “vegano” a volta spaventa ma in realta' tante persone mangiano cosi' ma non lo assocciano. Non voglio mettere un’etichetta. L’ho scritto sulla vetrina perche' capissero che la filosofia e' questa. Magari alcune persone non sanno nemmeno cosa significa questa parola e lo imparano. E un locale per tutti. Non e' un’associazione privata che richiede una tessera prima di entrare. Voglio essere un esempio, mostrare che si puo' mangiare anche cosi', in modo salutare e vegetale. Molti nostri clienti non sono vegani, pero' stanno iniziando a capire, a condividere e questo per me e' importante. Si puo' comunicare in due modi: andando sulla strada con dei cartelli e dicendo: “State sbagliando”. Oppure essere un esempio. Io preferisco questo.

Quindi questo locale non e' fatto solo per la tua passione per la cucina ma anche per mandare un messaggio alle persone.

Esattamente. Ho la fortuna di collaborare con una Brigata molto affiatata. Siamo tutti vegani ed insieme ci adoperiamo tutti i giorni per creare piatti nuovi, stagionali e non ultimo di qualit?.

Ci sono anche turisti stranieri che vengono a mangiare qua? Ti capita di parlare con loro del veganismo nel loro paese?

Si', arrivano molti turisti stranieri. Ci trovano sui social piu' comuni: facebook, tripadvisor. Mi raccontano che anche nei loro paesi sta arrivando il veganismo pian piano ma non e' semplice. Diciamo che e' una cosa nuova per le culture alimentari.

Quando scegli un nuovo impiegato deve essere vegano o non ha importanza?

No. Ma che abbia la volonta' di condividere questo tipo di alimentazione. Certo che se lo fosse ci aiuterebbe tanto.

Ti ho visto partecipare al programma televisivo “4 ristoranti” con Alessandro Borghese. Com’e' stata questa esperienza?

Mi hanno chiamato e hanno chiesto di fare questa avventura televesiva. Ho accettato ed e' stato interessante. Il messaggio e' che si mangia in tre modi: con la vista, con il palato, con l’olfatto. Se una di queste cose viene a mancare alla fine non funziona. E’ come il primo impatto che hai con una persona, con un film, con qualsiasi esperienza. Quando vedi qualcosa e dici: “Wow”. Allora vai avanti a scoprire di piu'. Se invece il piatto si presenta male, magari e' buono, ma se e' brutto, tu dici: “Mah lo mangio, pero'…”. C’e' questo “pero' ” che non dovrebbe esserci, vuol dire che non ha funzionato.

Pensi che potrebbe arrivare un momento in cui le persone smetteranno di mangiare animali come diceva Tolstoj?

Credo di si'. Non lo vedro' ma arrivera'.

Il cibarsi di carne e' un residuo della massima primitivita'; il passaggio al vegetarismo e' la prima e piu' naturale conseguenza della cultura.

Lev Tolstoj